Mito e Destino

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Year
2025
Pages
270
ISBN
978-88-6938-466-0
Book series number
10
Book series
Platone e Aristotele sapevano bene che anche il mito è filosofia. A suo modo: al di qua cioè dell’ontologia e dell’idea di verità incontrovertibile. Il mito è cioè fede, nulla di innegabile. Ma che formidabili abissi hanno spalancato alcuni di essi! Da cui, in genere immemori, siamo inconsapevolmente avvolti. Adombramenti, diremmo, di remote e sempreverdi verità, giacché “mito”, in senso forte, è in ultimo ciò che non è mai accaduto perché accade sempre. 
Abbaglianti presentimenti di Senso, che il destino della verità (Emanuele Severino) sa riconoscere al di sotto dell’errante persuasione, di cui sono pur veicolo, che il mondo sia un diventar altro e da altro (coscienza arcaica) e cioè, alla radice, un diventar nulla e da nulla (coscienza filosofica).
Il Circolo (inclusivo del correlativo Paradiso), la Caduta, la Caverna, la Croce: questi, i miti per noi più presaghi quanto al senso dell’esistenza umana e cosmica, che non per caso hanno conosciuto stupefacenti sviluppi lungo la storia del pensiero filosofico.
Ebbene, che cosa ci sanno dire in concreto oggi – in un’epoca cioè che li considera in genere reliquato del tempo che fu –, nello sguardo incontrovertibile del destino?
A ciascuno di essi è dedicato un capitolo (il mito del Paradiso, in misura varia, tutti li attraversa). Il quinto e ultimo si rivolge invece al loro fondamento comune – ciascuno essendo in concreto l’unità di sé e degli altri –: il (mito del) Nulla, il più attuale e resistente (che c’è di più “ovvio” del non essere più e non essere ancora?), la premessa silenziosa e folle del nostro faticoso “vivere”. Tanto più decisiva quanto più nascosta. Ciò per cui “questa nostra vita”, nell’immediato pur così desiderabile, appena sotto la superficie facilmente si rivela tremenda, atroce, insopportabile.